Ne sono rimasto attratto fin da bambino perché la mia attitudine intuitiva ha caratteristiche assolutamente non comuni.

La mia educazione tuttavia è stata scientifica e quindi assolutamente in contrasto con tutto ciò che è inspiegabile. Il punto di sintesi è arrivato con l’auto-massaggio e la medicina orientale, in particolare con la Macrobiotica e con il principio degli opposti complementari dello Yin/Yang. Attraverso le prime letture della Macrobiotica ho imparato a interpretare i segni del corpo e la loro trasposizione in termini di salute e di carattere.
In seguito con l’auto-shiatsu, quindi con il contatto, con la valutazione al tatto per identificare lo stato di salute, ho aggiunto un altro tassello a uno strumento concreto di lettura del corpo.
Infine ho ripreso quella capacità intuitiva, che ho fin da adolescente, di osservare e valutare e l’ho collegata con la dote della premonizione. Attraverso la pratica e lo studio della chirologia ho potuto coniugare la parte osservativa dei segni Fisiognomici con la parte intuitiva della premonizione e creare una sintesi.
Lo strumento che mi ha permesso di fare questa sintesi è l’uso dell’alternanza dello Yin e dello Yang.
Questi principi opposti e complementari racchiudono tutti i fenomeni visibili e ci permettono di catalogare ogni avvenimento, ogni cosa, secondo una predisposizione, una qualità, ad esempio caldo freddo e alto e basso.
Con questi strumenti ho attuato una sintesi tra capacità intuitiva e capacità osservativa basandola sui dati concreti della struttura chirognomica.
Qual è il legame tra le filosofie orientali, quella cino-giapponese e quella indiana? Entrambe danno una fondamentale importanza allo stretto legame tra il corpo e le mente, o meglio alla loro unità, e quindi alla reciproca influenza.
La #chirologia indiana individua sul PALMO DELLA MANO i residui del karma che rappresentano i debiti karmici, cioè il karma negativo che deriva dalle vite passate. Secondo la visione induista del ciclo di morte e rinascita il debito karmico si paga attraverso il superamento di prove e difficoltà; perciò le situazioni che si affrontano nella vita sono considerate lezioni karmiche.
La mano è uno strumento che tutti usiamo e tutti comprendiamo che ha una versatilità enorme. Ci ha permesso di elevarci da animali a uomini.
Infatti, non è solo la capacità del linguaggio ma soprattutto la versatilità del pollice opponibile che ci ha permesso di sviluppare gli strumenti e la scrittura. Quindi osservando la mano e conoscendo l’elevata quantità di circonvoluzioni cerebrali che sono collegate all’uso della mano, possiamo comprendere che la mano è uno strumento che riflette sia le nostre capacità intellettuali sia le nostre competenze emotive.
Per esempio il fatto che le mani esprimano le emozioni in maniera immediata, a volte anche più del viso, come con il sudore quando si è in uno stato emotivo alterato, o il tremolio delle mani, oppure il chiuderle e aprirle come segno di nervosismo.
Soprattutto la forma delle mani dà anche delle indicazioni proprio sulle competenze che siamo in grado di sviluppare; per esempio avere delle dita lunghe e sottili per svolgere dei lavori raffinati, o meglio apprendere delle arti molto virtuose, come suonare il violino. Anche l’esercizio fisico, associato all’alimentazione specifica, può generare un corpo forte e modificare in fase di crescita la lunghezza delle ossa. Tutte queste influenze plasmano il nostro fisico ma anche il modo di pensare e quindi influenzano la struttura mentale.
La correlazione tra la forma e la funzione (che è plasmabile e quindi non è un elemento vincolante in assoluto) fa si che si possa influenzare la funzione e quindi anche la forma. Infatti con l’educazione possiamo cambiare le nostre capacità.

Nell’antichità, soprattutto in India, era necessario identificare in maniera pronta le caratteristiche della persona in modo da poter intervenire fin dalla più tenera età, diciamo dall’adolescenza, su un aspetto sociale fondamentale, cioè unire le persone in matrimonio.
Infatti, la chirologia indiana si è sviluppata in maniera molto profonda, molto particolare, nel cercare le caratteristiche che rendessero compatibili due persone affinché si potessero programmare matrimoni che fossero destinati a una vita equilibrata. Così le caratteristiche maschili e femminili erano osservate e si cercava di individuare se l’unione fosse compatibile.
Probabilmente quando c’era da fare un matrimonio d’interesse avendo molti figli/e da sposare si potevano fare delle scelte con un ampio margine di scelta.
In particolare cosa si andava a verificare? Si osservava la base di quello che noi chirologi chiamiamo il monte di Venere, ovvero la base del pollice o eminenza tenar. Questa zona del palmo molto ampia e muscolosa che sostiene il pollice, proprio per la sua importanza in quanto il pollice è opponibile a tutte le altre dita, è stata presa in considerazione per leggere la storia Karmica della persona.
Cos’è il karma? È il substrato delle nostre capacità costruito dall’esperienza delle vite passate. Che cosa vuol dire questo? Che le nostre capacità e competenze di oggi sono legate al passato, alle vite passate.
Infatti, induismo e buddismo fanno riferimento a un percorso evolutivo della persona che spazia non solo su una vita, ma su diverse vite.
Se noi siamo qui oggi come essere umani pensanti, in questo momento, è perché abbiamo subito un’evoluzione dalla cellula primordiale che salendo la scala evolutiva si è via via trasformata in vari esseri, vegetali e animali, fino ad arrivare a diventare un essere umano, e vivere ulteriori vite, facendo esperienze, accumulando capacità morali, intellettuali, emozionali, per arrivare a definire quello che siamo oggi, adesso.
A ogni morte quindi c’è solo il termine di un ciclo vitale ed ogni nascita è intesa come una rinascita con un bagaglio Karmico; un bagaglio fisico, intellettivo, emotivo, morale, culturale, sociale, che evolverà fino a che in un futuro ipotetico ci svilupperemo come esseri di luce, e non rinasceremo più se non per nostra stessa volontà.
Essendo obbligati a rinascere possiamo ipotizzare il percorso che ci attende in questa vita in funzione delle nostre azioni passate che ci hanno spinto in avanti nell’evoluzione oppure hanno creato la necessità di vivere esperienze negative.
Che cosa vuol dire vivere esperienze negative? Se abbiamo commesso nel passato degli atti moralmente riprovevoli, in questa vita dovremmo vivere le esperienze che ci aiuteranno a capire attraverso la sofferenza la negatività degli atti commessi. Trarne quindi la comprensione di quale sia la funzione dell’amore.
Assomiglia un po’ alla visione dantesca del percorso di rinascita attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso.
Tornando al nostro monte di Venere: come possiamo capire se la nostra vita ha da scontare l’esperienza di azioni negative ma formative?
Osservando le linee che attraversano l’eminenza tenar, che siano Yin o Yang, cioè linee orizzontali o linee verticali.
Le linee orizzontali sono quelle che attraversano il palmo da un lato all’altro. Le linee verticali sono quelle che salgono dal polso alle dita. Osservando quindi il monte di Venere definiamo tre porzioni o tre zone.
Immaginiamo di dividere l’arco della linea della Vita in tre zone equidistanti: la più alta è la zona della giovinezza; quella mediana è la zona della maturità, l’ultima zona è quella della vecchiaia, che termina nella zona del polso.
Queste tre zone sono attraversate da linee orizzontali o leggermente oblique che tracciano il monte di Venere dalla zona dell’attaccatura del pollice in direzione del centro del palmo.
Secondo dove si trova la maggior parte delle linee, quello sarà il periodo della vita in cui avremo più necessità di fare esperienze per soddisfare le esigenze di crescita personale.
Queste esperienze sono non solo legate all’aspetto morale bensì anche alla conoscenza quindi allo studio e alle emozioni. Nel buddhismo non si considerano le azioni solo da un punto di vista eticamente negativo o positivo bensì come esigenze di evoluzione e quindi anche commettere atti truci fa parte del gioco della trasformazione della vita, cioè dell’evoluzione e sperimentazione di tutte le possibili emozioni umane. Le linee che attraversano il monte di Venere sono dette linee di interferenza, o delle preoccupazioni e quindi quanto più ce ne sono, tanto più c’è necessità di esperienza.
La prima zona va dall’inizio della linea della Vita, in altre parole dalla zona dell’attaccatura tra pollice e indice, fino a un terzo della linea.
Questo primo terzo riguarda le preoccupazioni della famiglia, cioè che ci sono causate da altri, e quindi un livello di consapevolezza superficiale, materiale, concreta, in cui abbiamo la necessità banalmente di vivere esperienze che ci assicurino l’esistenza materiale o che riguardano danni fisici, problemi di salute alla nascita, nella crescita, con tutto quello che ne consegue a livello fisico, l’eventuale debolezza fisica, così come privazioni o sforzi fisici che possono danneggiarci.
Nel secondo spicchio, la parte mediana, interviene l’influenza sulla nostra parte emotiva, quando nella nostra crescita ed evoluzione entriamo in contatto con le nostre passioni e dobbiamo imparare a gestirle.
In particolare, se le line sono molte, avremo paure, fobia, ansietà, tutti aspetti interiori che riguardano il nostro sviluppo mentale ed emotivo. Riguardano un livello di consapevolezza relativo all’educazione, alle idee ma anche ai sensi di colpa.
Il terzo spicchio è la parte più bassa del palmo, e riguarda l’inconscio e quindi chiaramente anche la paura della morte o paure più intime, tutte le aspettative segrete che possono causare ansietà e insicurezza.
È il livello di consapevolezza più profonda: per questo è legato anche alla vecchiaia che riguarda proprio l’entrare in contatto con la nostra anima e quindi con ciò che è più in profondità (o è più elevato) nel nostro essere.
É la preparazione al passaggio a una vita successiva; essere pronti quindi a morire in serenità dedicandoci magari ai nostri nipoti e quindi facendo un’azione di servizio. Ci stiamo preparando a lasciare questo mondo con serenità, curando la nostra parte interiore.
Inoltre c’è un altro aspetto da considerare: la mano sinistra e la mano destra.
Mentre la mano sinistra riguarda il passato, la destra osserva il futuro. La mano passiva riguarda il nostro passato, quello che ci portiamo alla nascita in questa vita; e se le linee sono tante, vuol dire che abbiamo un debito Karmico molto elevato.
Se invece troviamo nella mano destra un maggior numero di queste linee, nella nostra vita attuale stiamo aumentando il nostro debito karmico. Se sono in quantità minore, stiamo agendo in maniera conforme alla nostra evoluzione, quindi le nostre esperienze sono direzionate a risolvere, stiamo affrontando le nostre difficoltà, i nostri errori del passato, stiamo quindi costruendo. Se invece non abbiamo linee d’interferenza, questo vuol dire che stiamo fin dall’infanzia lavorando per risolvere questi debiti karmici.
Questo può essere legato a una capacità spirituale forte, a un’educazione ottimale, a condizioni di vita favorevoli.
Che cosa ho voluto portarvi con questa presentazione della Chirologia e del karma? Innanzitutto è uno strumento per conoscere se stessi, che sfrutta quelle che sono le antiche saggezze che possono tornarci utili in un mondo iper tecnologico e iper intellettuale ma emotivamente incapace di affrontare le sfide sociali.
Una rivalutazione dei valori tradizionali che sono presenti in tutte le culture e in tutte le età storiche dove l’uomo ha cercato di affrancarsi dalle difficoltà materiali e di elevarsi spiritualmente. Come abbiamo visto nel caso del covid, non siamo in grado d’usare pienamente le risorse e le competenze che abbiamo per migliorare l’esistenza umana se non attraverso la consapevolezza delle singole persone e quindi la capacità di auto cura, di auto sostegno, che richiede auto osservazione e autoriflessione.
Personalmente ritengo che, nel caso della pandemia, siano stati fatti errori notevoli soprattutto per una scarsa capacità di giudizio delle singole persone e che questo momento di trasformazione, che influirà sulle nostre vite future, fosse già stato annunciato, ma non sia stato compreso e sia stato concepito solo come un evento al di fuori di noi.
Il Covid invece ha messo in luce le nostre credulità, le nostre paure, la difficoltà a collaborare.